giovedì 29 agosto 2013

Ristorante San Bao - Voto: 16/20 - Chinatown

E' la prima volta, in tanti anni, che vedo Deneil visibilmente turbato e confuso di fronte ad un menu. Lui stesso mi aveva chiesto di andare a testare, per la prima recensione del blog, un posto buono: accontentato!
 
Cominciamo con il precisare una cosa: il San Bao non esiste. Non esiste sui social network, non esiste su Google Maps, non esiste nemmeno sulla carta stampata. E' comparso un giorno di un anno e mezzo fa, al posto di una saracinesca chiusa apparentemente da sempre. Probabilmente la sua posizione non aiuta la notorietà fra gli avventori italiani, avendo aperto dal lato sbagliato di Corso Regina Margherita, sull'angolo con piazza della Repubblica. Purtroppo, nella colpevole tolleranza comunale, una colonia di spacciatori, perdigiorno, ubriachi e sporchi magrebini si è insediata sui marciapiedi circostanti rendendo molesto transitare in quella zona. Probabilmente il DDT aiuterebbe...
Il parcheggio nelle ore serali è comodissimo sul controviale, anche di fronte al locale; mentre a pranzo, per la presenza del mercato di Porta Palazzo è impossibile parcheggiare e bisogna venire con i mezzi pubblici.
 
Il locale quindi è frequentato solo da cinesi, soprattutto ragazzi e coppie e non ha il vezzo di farti viaggiare in Cina con la fantasia: niente draghi con le palle in mano, niente lanternoni da bordello di Hong Kong, niente gatti sbraccianti, statue di plastica dorata del Buddha ed acquari. Ah no, l'acquario c'è ma serve per tenerci dentro i pesci che cucineranno quella sera: dubito che delle carpe ed un pesce gatto siano lì come ornamento. Insomma, tutta la paccottiglia etnico-folkloristica dei soliti ristoranti cinesi qua non trova giustamente dimora. Potrebbe essere un punto a favore se poi il locale fosse arredato un minimo, senza macchie d'umidità sul soffitto e senza l'ingombrante scala di metallo che sale alle cucine, in bella vista se ti siedi ad un tavolo nel disimpegno, come è successo a noi ieri sera. Per Diana, mettici un paravento intorno!
 
Per hobby faccio il mangione, non l'interior designer, quindi parliamo di cibo.
Essendo frequentato esclusivamente da clienti cinesi, il menu del San Bao è piacevolmente privo di pollo con le mandorle, pollo fritto, straccetti di carne vari con verdure varie e l'orribile gelato fritto. Solo il riso alla cantonese fa capolino, e può essere collocato tra i cosiddetti "classici"; ma anche questo regala la piacevole sorpresa di essere una variante autentica della sterminata varietà di risi fritti cantonesi nota come riso yeung chow, senza piselli e prosciutto cotto ma con i gamberi, il rosso d'uovo ed il maiale arrosto speziato (char siu).
Altra nota da pollice in su: non esiste praticamente il surgelato, spesso la cameriera vi dirà che una portata di pesce quella sera non è disponibile, semplicemente perché il cuoco non ha trovato gli ingredienti al mercato ittico che dista appena 150 metri in linea d'aria.
E' a questo punto che Deneil, che vi assicuro non essere una fighetta od uno sprovveduto della forchetta, sfogliando più volte le pagine del menu (organizzato per tipologia di cottura, alla cinese, e non come gli altri ristoranti cinesi che siete probabilmente abituati a frequentare), ha assunto un'espressione abbastanza disorientata. Ricche portate di crostacei e molluschi, stufati dai nomi esoterici, trippe e stomaci, parti di animali come lingue, teste e zampe che i nostri macellai non sanno più a chi vendere, di fronte ad una clientela resa schizzinosa da un effimero, e terminato, benessere. Si segnala la presenza di una ricca pentola mongola, i cui componenti erano però scritti in cinese ed io stupidamente non ho indagato, sarà per la prossima volta.
 
Ordiniamo, senza strafare con l'esotismo e ci sgargarozziamo giù due birre. Curiosamente mancano le marche di birra cinese, segno che quella broda allungata col seltz la gradiamo solo noi italiani.

Il servizio è alla cinese, ovvero anche se ordini una porzione per uno e la paghi come tale, la quantità arriverà sempre tarata sul numero di commensali a tavola: l'unica concessione alla cintura tesa è la possibilità di ordinare le zuppe piccole o grandi (non commettete l'errore di ordinarle grandi, vi porteranno una giara di zuppa o zuppa con pasta fresca). Man mano che le comande sono pronte, verranno portate tutte insieme a tavola, quindi se avete voluto esagerare con le ordinazioni, mo' so cazzi vostri a trovare spazio sul tavolo.
 
Arrivano i guo tie, i ravioli brasati tipici di Pechino e del Nord in generale. Sono un piatto apparentemente semplice e casalingo, ma di solito nei ristoranti cinesi vi rifilano la disgustosa versione industriale e surgelata. Qua la manualità del cuoco si vede tutta, nella dimensione dei singoli pezzi, leggermente difforme, nella grandezza delle pieghe e nel ripieno. Di solito le verdure usate per questa tipologia sono il cavolo napa o il bok choy che però si trovano solo d'inverno (o meglio, la loro stagione è l'inverno e se li trovate d'estate sono alquanto grami). Io che sono un maniaco li ho voluti aprire ed infatti non c'era il napa ma la guarnizione estiva costituita dall'aglietto cinese (è come erba cipollina solo dall'aroma più intenso). Fondo brasato il giusto e parte superiore morbida ma non molliccia.
Nel frattempo la cameriera, che parla italiano ma non fluentissimo, ci porta l'altro antipasto: medusa al vapore con funghi. Pur assomigliando alle caramelle Haribo, così traslucida e visivamente gommosa, devo dire che è stata una piacevole scoperta anche per me che non amo durelli e nervetti e che quindi avevo molti dubbi sul successo del piatto. Sapore lievemente agretto della julienne di medusa e dolcezza aromatica dei funghi tongku: piatto promosso con stupore.
Ormai imbaldanziti dal superamento della prova medusa, ci dedichiamo a portate più consistenti, prima lo stufato d'anatra con bambù secco e funghi mu ehr. A causa delle infime traduzioni del menu in italiano, pensavo che sarebbe arrivato il magro dell'anatra, non la pelle grassa! La doppia cottura ha però reso questo concentrato di lipidi soffice e burroso al palato e dal sapore piacevolmente dolce, che contrasta con la croccantezza del bambù e delle orecchie di Giuda. Applauso, inoltre, per la presentazione, con il brodo in eccesso intrappolato in una coppa capovolta, da alzare leggermente man mano che il piatto viene consumato (giochino da consigliare ad uno Scabin sobrio per il suo prossimo menu da 250 euri).
Pasta time! Tagliatelle di patate dolci saltate con germogli e fagiolini di soia, verdure e bacon croccante: un piatto gigante, fumante, di pappardellone (queste immagino secche per via della difficoltà del processo di produzione). Somigliano, per via dell'aspetto traslucido e dorato alla pasta di soia, ed hanno il vantaggio di essere adatte anche ai celiaci. Condimento bello abbondante e bacon come se nevicasse.
A questo punto, quasi sazi, cerchiamo di alleggerire il gioco, ingollando generose porzioni di zuppa di pesce tre tesori: preso com'ero dalla cena, non ho chiesto che di che pesce fossero i bocconcini all'interno, comunque la polpa era soda e carnosa, tipo quella della rana pescatrice. Una zuppa calda, profumata di zenzero e coriandolo, che non sfigurerebbe come apri-pasto in una cenetta.
Infine, i nostri stomaci dichiarano la resa incondizionata di fronte ad uno stufato di granchio e tofu fresco, che sobbolle riscaldato da uno scenografico fornelletto a carbonella, al centro del tavolo. Un bel granchione rosso, già tagliato e con il carapace spezzato dal cuoco, in un fumetto delizioso (a detta di Deneil, superiore alla zuppa stessa) che col passare dei minuti rende saporiti anche i normalmente insipidi bocconi di tofu fresco.
A fine servizio compare sulla tavola un piatto di melone, offerto dalla casa. I cinesi non hanno dei gran dolci, ed io personalmente non sono un loro estimatore.
 
Conto dei danni, al netto delle bevande (io valuto sempre i ristoranti senza considerare cosa ho bevuto, vista la variabilità in termini di prezzo): 15 euro a testa, poco in maniera imbarazzante per quanto e come abbiamo mangiato. Viva il San Bao!
 
 
Servizio: 4/4
Cibo: 8/9
Locale: 2/5
Effetti collaterali nelle 24 ore: No
Rapporto qualità/prezzo: Estremamente positivo
Voto: 16/20 - Chinatown
 
Menzione speciale per la cucina, se solo dessero un po' di vitalità all'ambiente, farebbe il botto.
 
Coordinate per i gastronomadi:
 
Ristorante San Bao
Corso Regina Margherita 134A
10152 - Torino (TO)
Telefono: 011.7652896
GPS: 45.077535, 7.681764
Linee GTT: 3 - 4 - 16CS
Chiusura: Sempre aperto

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Lettere aperta ai troll: lo so che l'anonimato ti dà l'euforia e la baldanza per insozzare questo spazio, ma se lo farai la maledizione del raviolo ti colpirà con tre giorni e tre notti di sguaraus a spruzzo con ritorno.