Come valutiamo i ristoranti

Gli autori di questo blog sono due suini da trincea quando mettono le loro zampe sotto al tavolo. Non capiamo quasi nulla di vino, non siamo fan di Slow Food ed il Gambero Rosso per noi è uno dei pezzi del fritto misto di pesce.
 
Siamo forse le persone meno adatte a scrivere un blog che vuole anche essere una guida mangereccia.
 
Quindi, come approcciare e rendere il giusto tributo all'istituzione che ci ha sfamati durante gli anni dell'università: il ristorante cinese? Semplicemente ricercandone gli aspetti più onesti e premiando chi si è mantenuto coerente con i propri inizi.
 
Visto l'andazzo degli ultimi anni in città: apertura di mestissime imitazioni di giapponese in cui nemmeno gli operai della Mitsubishi vorrebbero ubriacarsi, buffet per famiglie numerose dagli stomaci larghi ed il portafogli stretto, thailandesi senza cibo thailandese ed orrori simili,  abbiamo deciso di testare solo quei locali che rispettano una regola semplice, un mantra da macao.
 
NO PIZZA - NO SUSHI - NO BUFFET A VOLONTA' - NO CUCINA ITALIANA
 
Ripetete questa formula molte volte ad alta voce ed avrete scoperto cosa provoca l'abuso di sostanze ricreative al cervello umano, se siete riusciti a dar retta al mio invito.

La valutazione è stata divisa in punti, per una maggior facilità di lettura.

Servizio: Nei ristoranti cinesi con servizio all'italiana detesto chi mi fa aspettare ore per mangiare del pollo fritto o chi mi porta primo e secondo assieme, in modo da costringermi a mangiare fredda per forza una delle due portate. Nei locali con servizio alla cinese, la valutazione varia a seconda della capacità di non riempirmi il tavolo oltremodo con piatti e vassoi e dalla predisposizione di fornelletti per mantenere in caldo le portate che lo richiedono. Il punteggio massimo assegnabile è 4.

Cibo: Alla base di tutto c'è il cibo. Premiamo chi non pratica l'usanza becera di riempire la carta con mille piatti, per poi proporli con ingredienti surgelati. Nessuno ti obbliga a metterne così tanti in lista se poi non hai smercio o non sai fare gli approvvigionamenti di roba fresca.
Premiamo chi produce in casa pasta, ravioli ed altri semilavorati. Premiamo chi si distingue dalla media e rinuncia al gelato fritto per cucinare ricette autentiche e sapori regionali.
Poiché siamo qua per mangiare, questo è il parametro più influente, con 9 punti assegnabili.

Locale: Dragoni, lanternoni, lacche Ming autentiche quanto noi, chincaglierie da quattro soldi che non stupiscono nemmeno il bifolco più tamarro e minkiaziofa. Il giorno che qualche ristoratore cinese riuscirà a mediare tra locali terribilmente grezzi ed esposizioni del peggior made in China, sarà un grande giorno per Torino. Il punteggio massimo è 5.

Effetti collaterali nelle 24 ore: Purtroppo chi ha provato un'intossicazione alimentare da ristorante cinese come il sottoscritto, non può sorvolare sulla mancanza di igiene. Pertanto si cassano irrimediabilmente i posti che si fanno ricordare il giorno dopo per motivi diversi dal buon cibo. Un punto se il mio intestino regge, zero punti ed un vaffanculo se il cuoco mi ha costretto alla samba del gabinetto.

Rapporto qualità prezzo: poiché ci sono ristoranti con target e prezzi diversi, questo è un parametro per rendere comparabili locali di fascia difforme.  Se il rapporto supera il 70% è positivo e vale un punto supplementare, se cala al di sotto di tale soglia non viene dato alcun punto.

La somma è 20 punti. Per arrivare al gotha del cibo cinese il cuoco deve passare attraverso questi gironi.

Untore (0-5 punti): Da denuncia all'ufficio d'igiene, bettole in cui puoi capitare solo per sbaglio, luoghi così infami che nemmeno i grassi ratti dello Stura ed i nomadi di strada Settimo vorrebbero visitare.

Guaio grosso al Drago Rosso (6-9 punti): Bettole un po' meno infami, in cui l'elettrodomestico più usato in cucina è il congelatore. Il cuoco è sempre da frustare ma, quantomeno, non ti avvelena intenzionalmente.

Mangiatoia (10-14 punti): Il classico, banale cinese d'altri tempi. Il luogo che nutre tutti con generose porzioni di ravioli surgelati e pollo agli anacardi. Prezzo onesto e pancia piena, seppur senza fuochi d'artificio.

Chinatown (15-19 punti): La storia comincia a diventare interessante. Proposte mangerecce insolite, qualità della materia prima e lavorazioni artigianali. Rivisitazione di classici con criterio e gusto.

Premio Raviolo di Giada (20 punti): Probabilmente nessuno dei locali recensiti in questo blog si guadagnerà mai l'ambito Raviolo di Giada, ma un massimo bisognava pure individuarlo. Menu completamente originale, locale accogliente e mediamente elegante, ottimo rapporto qualità/prezzo.






 
 
 


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Lettere aperta ai troll: lo so che l'anonimato ti dà l'euforia e la baldanza per insozzare questo spazio, ma se lo farai la maledizione del raviolo ti colpirà con tre giorni e tre notti di sguaraus a spruzzo con ritorno.