Sono il cibo universale, dall'Argentina al Giappone via Italia e Polonia, non c'è cultura in cui un tizio, ad un certo punto, non abbia pensato bene di fare una sfoglia con acqua e farina, schiaffarci dentro generose cucchiaiate di ripieno e bollirli o friggerli a morte. La Cina, in questo settore batte anche la campanilistica Italia con le sue variazioni e ricette diverse tra città e città e tra città e campagna. Se ne contano, o meglio non se ne contano vista l'impossibilità di fare un censimento, centinaia di varianti diverse, i cui unici punti di contatto sono tre modalità di cottura: bolliti, al vapore o brasati. I ripieni come le farine e gli amidi usati per le sfoglie sono i più vari.
Ai tempi dell'università, amavo (ed amo) particolarmente questi guo tie o ravioli attaccapentole, ne ordinavo cinque/sei porzioni al cinese sotto casa. Una volta con dei coinquilini ho pure fatto una gara a chi ne ingurgitava di più: 39 e tutti a casa! Per me è il comfort food per eccellenza, insieme al risotto ed ai wurstel grigliati.
I guo tie sono un piatto della cucina pechinese, anche se ormai si trovano in tutte le province del Paese con ripieni diversi. E' un piatto dalla doppia cottura, croccante e fritto sotto, morbido e cotto al vapore sopra, da qui il nome cinese che ho tradotto in italiano come attaccapentole.
Essendo il piatto rituale con cui i cinesi del Nord festeggiano in famiglia il Capodanno lunare, nel ripieno è previsto il cavolo napa o il bok choy, che crescono da Novembre per tutto l'inverno. Non trovando ovviamente nessuna delle due verdure dai contadini cinesi a Porta Palazzo, ho ripiegato sulla versione estiva del piatto che prevede una verdura a foglie come le coste ed il tipico profumo dell'aglietto cinese, praticamente un'erba cipollina più grande e dal sapore che vira verso l'aglio piuttosto che verso il cipollotto. A Torino io lo trovo sempre sotto la tettoia dei contadini di Porta Palazzo, perchè ci sono dei ragazzi cinesi che hanno degli orti sullo Stura ed in Canavese e producono bellissimi ortaggi. Da altre parti non saprei, a meno che vicino a casa non abbiate un Asia Market con un reparto di prodotti freschi. Forse è meglio coltivarselo in vaso come l'erba cipollina nostrana...
Li trovate anche nei ristoranti cinesi più infami, quelli con la ventennale colonia di ratti in comodato d'uso perpetuo, le cappe in sciopero e l'olezzo di fritto.
Purtroppo, è usanza della maggior parte dei ristoratori cinesi (ma non di tutti) giocare sporco: acquistare quintali di ravioli surgelati tutti uguali, stivarli nel congelatore e poi scongelarli e lessarli, senza tener conto della stagionalità dei prodotti agricoli e delle differenze di impasto per le diverse cotture. Poichè farli in casa non richiede uno sforzo maggiore a quello richiesto per la preparazione degli agnolotti nostrani, ho pensato che fosse interessante provarli e dare la ricetta.
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Guo Tie (Ravioli attaccapentole) - 锅贴
Dosi per 4 persone
Per la pasta
250 gr di farina 00, 1 bicchiere e mezzo d'acqua bollente
Per il ripieno
350 gr di lonza di maiale, 300 gr di coste, 1/2 mazzetto di aglietto cinese, 1 cucchiaio d'olio di sesamo, 2 cucchiai di salsa di soia, 2 cucchiai di vino di riso Shao Xing, 2 cucchiai di zenzero in polvere o 8 cm di radice fresca, 1/2 bicchiere di brodo di pollo, 1 cucchiaio di maizena, sale, pepe nero
Per la salsa
1/2 bicchiere di salsa di soia, 4 cucchiai d'aceto di riso, 1 cucchiaino di olio al peperoncino o altra salsa piccante
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Mettete a bagno per una notte in acqua fredda l'aglietto cinese, in modo che perda parte del suo afrore (se siete invece esenti da madre allium-fobica, basta la tradizionale ora d'ammollo sempre in acqua fredda). Su una spianatoia ponete la farina a fontana, poi versateci metà dell'acqua bollente. Impastate con la forchetta fino ad ottenere un composto un po' sbricioloso, unite la restante acqua e continuate la lavorazione a mano. Quando sulla spianatoia avrete una bella palla morbida e liscia, dividetela in quattro parti e fate riposare l'impasto per un'oretta, coperto da un canovaccio.
Intanto preparate il ripieno. Tagliate la lonza, prima a fette spesse mezzo centimetro, poi a listarelle larghe un dito ed infine a dadini. Tritate la carne abbastanza finemente con la mezzaluna e mettetela in una ciotola.
È meglio evitare la macinata, anche se più comoda, perchè quella che vendono è piena di grasso e la macinatura la rende un omogeneizzato, ben diverso dal gioco di consistenze originale che si ottiene con la macinatura mediante mezzaluna.
Scottate in acqua bollente per 10 minuti le coste, poi scolatele, strizzatele bene e tritatele grossolanamente. Scolate l'aglietto cinese e tritatelo con la mannaia cinese a rondelline minute. Unite la verdura nella ciotola della carne. Cominciate a legare l'impasto versandovi il brodo caldo, la salsa di soia, il vino di riso e l'olio di sesamo. Se l'impasto appare troppo brodoso, addensatelo con un cucchiaio raso di maizena. Infine, insaporite con lo zenzero, una macinata di pepe nero e regolate di sale. Se usate lo zenzero fresco, dovete tritarlo grossolanamente e metterlo a bagno con l'aglietto cinese per un'ora.
Riprendete l'impasto e da ogni quarto, tirate un cilindro lungo una ventina di centimetri. Dividete ogni cilindro in quattro grossi gnocchi. Appallottolate gli gnocchi uno per volta, poi schiacciateli leggermente col palmo della mano.
Per tirare la pasta dei guo tie usate questa tecnica: con il pollice e due dita di una mano tenete la sfoglia leggermente sollevata e con l'altra mano impugnate un mattarello piccolo (il mio è lungo 30 cm e si trova facilmente dai casalinghi). Fate scorrere il mattarello avanti ed indietro e date un giro alla pasta per ogni volta che muovete verso l'interno il mattarello, facendo attenzione a non tirare troppo sottile il centro. All'inizio dovrete fare dei movimenti non troppo veloci per dare alla sfoglia una forma rotonda ma tipo all'ottavo raviolo farete molto più in fretta.
Mettete ogni sfoglia al centro della mano, deponeteci un cucchiaio raso di ripieno, poi piegateli a metà. A questo punto potete dar loro la forma che volete. Io che sono troppo maldestro per fare le pieghine della versione più famosa li ho semplicemente piegati a mezzaluna e saldati intrecciando un cordoncino di pasta. Ne ho provato a fare uno anche tondo, che assomiglia curiosamente ai nostri cappelletti, solo più grosso e che mi ha fatto sorridere quando l'ho visto su un sito cinese.
Se invece avete le mani con dita agili ed affusolate, potete cimentarvi nella chiusura classica: ripiegate a metà sul palmo della mano la sfoglia, poi piegate a portafogli i due angoli estremi e cominciate ad arricciare il lembo di sfoglia più vicino a voi. Bastano due pieghe a sinistra e due a destra. Unite i lembi al centro e pinzateli con le dita, poi fate lo stesso anche con il resto della sfoglia.
Fate scaldare un filo d'olio in un wok o kadhai a fondo largo, oppure in una larga casseruola col coperchio. Quando il fondo è caldissimo, mettete i guo tie uno vicino all'altro e fate abbrustolire il fondo per 2-3 minuti, massimo quattro. Poi copriteli fino ad un terzo della loro altezza con acqua e coprite il wok. Il vapore cuocerà la parte superiore dei ravioli per circa sei minuti. A questo punto scoperchiate e fate asciugare il liquido, se avete esagerato con l'acqua. Quando il liquido si è asciugato ed i ravioli cominciano a friggere di nuovo spegnete il fuoco e portateli in tavola. Conditeli con la salsa, preparata mescolando bene e lasciando riposare dieci minuti le tre salse base.
Non ho messo foto dell'impiattamento perchè: 1) non possiedo piattini e piattoni fighetti, 2) quando è pronto di solito mangio subito quanto ho cucinato...sapete mi piace la roba calda e non ho intenzione di perdere un quarto d'ora a girare e rigirare due bacchette ed uno scodellino mentre la cena si fredda.
Ricetta imbattibile: sono piaciuti pure a mio nonno, lombardo di vecchia stirpe, che giudica esotica e sospetta pure la pizza.
Buon appetito!!! - 我祝你有一个好胃口!!!